Un vero sportivo sa che qualunque attività, praticata con una certa intensità, richiede una buona dose di costanza, sacrificio e rinuncia. In Ebrei 12:1-13 ogni credente è chiamato a correre la gara della fede tenendo lo sguardo sulla figura di Gesù e per fare ciò è necessario abbandonare tutti quei pesi che allontanano da Dio, rinunciare al peccato e all’incredulità, perseverando nonostante gli ostacoli e le prove della vita, mezzo di disciplina e di santificazione. Questa gara non ci mette gli uni contro gli altri ma ci invita a correre insieme ai nostri fratelli fino al traguardo finale che è la vita eterna.
Paolo, dopo esser venuto a sapere dal collaboratore Epafra della grande fede della chiesa in Colosse, scrive loro una lettera e, dopo aver ringraziato Dio, incoraggia questi fratelli a portare frutto nella loro vita di fede e prega per la loro crescita spirituale. Ancora oggi, il primo capitolo di Colossesi è quanto mai attuale per noi: l’obiettivo per ogni credente rimane infatti quello di realizzare un cammino di fede che tenda alla perfetta statura di Cristo, fondato stabilmente sul nostro Signore.
“Che fai qui, Elia?” questo è ciò che Dio domanda al suo profeta in 2Re 19 quando Elia, spaventato dalle minacce della terribile regina Izebel, si rifugia in solitudine in una spelonca. Questa stessa domanda può essere rivolta a ciascuno di noi quando, sopraffatti dalla paura e dalle circostanze, ci allontaniamo da Dio, per ricordarci di tornare a confidare nella Sua potenza e svolgere il nostro compito di cristiani al di là delle difficoltà.
La venuta di Cristo e la Sua Grazia cambiano la prospettiva nel rapporto tra Dio e l’uomo: mentre nel Vecchio Testamento la Legge Mosaica esigeva amore, nel Nuovo Patto è Cristo stesso amore e la legge dell’amore è scritta nei cuori degli uomini. Alla luce di questo cambiamento l’amore diviene dunque elemento cardine nella vita di ogni credente e anche la logica del precetto e della disciplina, se non fondate sulla cura degli altri e sull’ attenzione per il prossimo, divengono sterili e fine a se stesse, poiché se manca l’ amore manca la sostanza della nostra fede.
Dopo il lungo periodo di isolamento, lo stare di nuovo insieme ai propri fratelli in Cristo ci fa riscoprire la ricchezza di questa comunione, descritta perfettamente da Davide nel Salmo 133 come una fonte di gioia, crescita e benedizione.
Come un orologiaio che controlla e rimette a punto un orologio, togliendo la polvere fra gli ingranaggi e riparando ciò che non funziona, lo Spirito Santo agisce in coloro che decidono di riporre la propria fiducia in Dio lasciandosi esaminare nel profondo. In modo pratico ci guida, infonde potenza, ci ammaestra, trascinando via le barriere che sono di ostacolo per una testimonianza efficace, per una comunione profonda tra i fratelli e per la vita piena che Dio ha pianificato per ciascuno.
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