A. De Bellis – Un messaggio autentico

Con Cristo cambia radicalmente il rapporto tra uomo e Dio presente nel Vecchio Testamento, basato cioè su una serie di norme da seguire come dimostrazione di religiosità. L’elemento centrale del Cristianesimo è infatti il messaggio della salvezza e della fede in Dio e, come credenti, dovremmo fare di Cristo il nostro modello, per poi acquisire i principi morali e i comportamenti legati alla nostra scelta. Dunque decidiamo per una vita caratterizzata non da precetti fini a se stessi ma da un messaggio vivo ed autentico.

 

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F. Ciuchi – Grazia a voi e pace

Significativo è il saluto che Paolo rivolge nelle sue epistole alle varie chiese poiché contiene un vero e proprio messaggio per tutti i credenti. Oltre al concetto di grazia, in esso è sottolineato il profondo valore della pace in Cristo, una benedizione per il credente che cammina nell’ubbidienza. Essa è un dono speciale da parte di Dio, della quale si può godere anche nei momenti di conflitto e che Gesù stesso mostra di avere in circostanze particolarmente sofferte della sua vita. Ogni credente ha il privilegio di essere un Figlio di Dio e la pace deriva proprio dalla consapevolezza di avere un Padre che si cura di noi.

 

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“La Pazzia di Dio” di Nik Ripken

“La Pazzia di Dio” di Nik Ripken

Somalia 1992. La situazione è disperata: guerre, gruppi terroristici, estrema povertà, morte e distruzione ovunque. Il missionario Nik, spinto dal desiderio di diffondere il Vangelo e di aiutare la popolazione somala, si trasferisce in Africa, fonda una grande OMG e lavora a servizio dei bisognosi per molti anni. Purtroppo non vede nessun miglioramento. L’organizzazione umanitaria presto si scioglie, i pochi credenti somali vengono uccisi e Nik è infine costretto a tornare in America, privo di forze e con una fede ormai ridotta a brandelli. “Dov’è Dio e perché permette queste cose?” Una profonda crisi spirituale e molti interrogativi saranno l’inizio di un lungo viaggio alla ricerca di risposte tra i fratelli della Chiesa Perseguitata. Dall’ ex Unione Sovietica alla Cina, attraverso l’Asia e le popolazioni islamiche, Nik incontrerà milioni di credenti e ascolterà le incredibili testimonianze di coloro che vivono la persecuzione, la prigionia e la tortura come una quotidianità. “Come può la fede prosperare in simili circostanze?”, “Come si può scegliere di seguire Gesù quando il prezzo è la morte?”. Un romanzo avvincente e appassionante che ricorda a ogni cristiano che la libertà di cui gode la Chiesa in occidente è un dono.

 

 

M. Mancinelli – Il serpente di rame

Durante l’incontro notturno con Nicodemo, Gesù preannuncia la Sua morte in croce (Giovanni 3:13-15), richiamando l’episodio dell’Antico Testamento del serpente in rame. Al tempo di Mosè (Numeri 21) infatti il popolo di Israele aveva peccato contro Dio lamentandosi della manna e disprezzando quindi ciò che essa rappresenta: la Parola e la figura del Signore Gesù. Il serpente in rame, simbolo del peccato e del giudizio, è Cristo, che ha preso su di se le nostre colpe e che da la salvezza a tutti coloro che guardano a Lui.

 

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L’Eterno è il baluardo della mia vita!

Mi chiamo Matilde ed oggi sono una donna adulta che ama il Signore.

Ma non è stato sempre così.

Sono nata in un paesino della Puglia, in una famiglia in cui parlare di Dio equivaleva a riferirsi alle pratiche tradizionali della religione di Stato.

Mi erano stato impartiti i Sacramenti fin dal Battesimo, però non frequentavo le funzioni a parte l’Oratorio di tanto in tanto.

In casa circolava molta letteratura di tipo marxista perché mio padre ed i suoi cugini s’interessavano alle vicende storiche dei movimenti operai.

Crescevo giocando con le bambole e leggendo i classici della letteratura per bambini: “Il giro del mondo in 80 giorni”, “David Copperfield”, “Piccole donne”, “Il libro della giungla” etc.

Per motivi legati ad un’impresa di famiglia, andai in collegio per le scuole medie.

Ero da sola.

Il luogo era pulito e confortevole, gestito da suore che ancora oggi ricordo con affetto.

C’erano tante bambine.

Per un periodo ci stette anche la figlia del mio dottore del paese e fu un po’ come se fosse arrivata mia sorella. Che bel momento.

In collegio frequentavo regolarmente le funzioni religiose e cominciai a cantare nel coro.

Mi piaceva il collegio anche se in certi momenti mi “mordeva” la nostalgia del calore familiare.

In collegio avevo portato qualche libro da casa che custodivo con cura.

Durante l’estate del primo anno, mi affezionai al “Capitale” di Carlo Marx ma lo abbandonai a favore dei libri della biblioteca di classe. Leggevo tanto, anche di notte e così vinsi per due anni un premio in denaro. Un anno, durante le vacanze di Natale ritornai in famiglia e mia sorella grande mi raccontò che lei, INVECE, stava leggendo la Bibbia.

COSA?

La Bibbia per me era “IL” libro sacro che usavano i sacerdoti.

Vedevo che le suore trattavano sempre il libro con grande rispetto.

Io leggevo i testi della Bibbia solo durante la messa e mia sorella… gla “usava”.

MAH.

Comunque dopo quella vacanza ritornai in collegio con un Vangelo che cominciai a leggere e, poco dopo, mi arrivò per posta una Bibbia in regalo.

Ricordo quanto fui stupita la prima volta che, ascoltando una lettura durante la messa, la riconobbi.

Fu un bel momento.

Leggere la Bibbia mi affascinava. C’erano storie d’amicizia, d’avventura, di lotte.

Ogni pagina era una scoperta. Andavo a cercare sull’Atlante i luoghi e nel Vocabolario le parole nuove. Questo mio interesse non passò inosservato ed una sera mi fu vietato di restare a leggere nello studio. Dopo qualche minuto scoprii che INVECE ad un’altra ragazza era stato permesso perché NON doveva leggere ma prepararsi per il compito che ci sarebbe stato l’indomani.

Dichiarai l’ingiustizia ed i toni si alzarono.

Restai nello studio e quella sera pregai una preghiera parlata, una preghiera del cuore,

così come avevo visto fare a mia sorella prima di dormire e dissi: «Signore non so chi sei. Non so quello ch’è giusto perché sono piccola. Se, però, è vero che tu puoi cambiare il mio cuore e lavare i miei peccati, TI PREGO, entra nella mia vita. Voglio appartenere a Te».

CHE BELLO!!! Che emozione.

Non ho mai trovato le parole giuste, quelle che potessero esprimere bene lo stato d’animo di quel momento. Allora, per la prima volta, sapevo che qualcosa era cambiato. Io mi ero rivolta a Dio e…

Aprii la Bibbia a caso e lessi:

“L’Eterno è la mia luce e la mia salvezza, di chi temerò?

L’Eterno è il baluardo della mia vita, di chi avrò paura? “

Salmo 27.1

Ancora oggi queste parole hanno un peso speciale nel mio cuore.

Da quel giorno dicevo a tutte le persone che è importante leggere la Bibbia.

È stato così che ho scoperto “la cristianità”.

Le voci, le pratiche, i riti. Le tante sfaccettature di spiritualità che esistevano nel mio piccolo paese.

Parlando riconoscevo la mia ignoranza. Tutti avevano ragionamenti e paroloni importanti che in qualche modo mi confondevano.

PERÒ

“Il Signore è la MIA luce e la MIA salvezza”

Ne parlai con mia sorella che da qualche tempo frequentava, pur senza convinzione, un gruppetto di Testimoni della Torre di Guardia. Lei disse che NON le era del tutto chiaro quello che volevo PERÒ quello che le stavo dicendo rispetto alla mia esperienza personale le faceva ricordare le parole di una ragazza che aveva conosciuto da poco.

Questa ragazza era poco più grande di me, viveva solo con suo padre perché era figlia unica ed aveva perso da poco tempo la mamma malata di cancro.

Mi colpì il fatto che diceva: «Mia madre è andata con il Signore!»

NON le ho sentito dire mai: «Mia madre è morta».

Parlammo di questo e la sua fede radicata nelle promesse del Signore mi colpì moltissimo.

Mi colpì la luce dei suoi occhi mentre parlava di Gesù e di quanto fosse importante nella sua vita.

Oh! Finalmente avevo trovato qualcuno che poteva capirmi e, quando glielo dissi, lei sorridendo rispose: «Ci sono altre persone».

Io e mia sorella decidemmo di andare la domenica successiva ad una riunione.

L’appuntamento ci fu dato in una casa nuova. Arrivammo in anticipo e fummo accolte in una stanza a piano terra completamente vuota che piano piano venne riempita di sedie.

La riunione cominciò ed in tutto eravamo una decina di persone.

Era estate e faceva caldo. Ma che ci stavo a fare lì?

Mi guardai intorno e vidi che le persone erano serie, concentrate e sorridevano. Chiusi gli occhi e pregai. Alla fine della riunione condivisi con loro la mia esperienza ed ascoltai i loro racconti.

Ci guardavamo e ci scoprivamo uguali, illuminati dalla stessa luce, uniti nello stesso amore.

Non li ho più lasciati.

Naturalmente i miei genitori, quando videro la mia assiduità a queste frequentazioni, cercarono di farmi cambiare idea. Avevano paura che stessi facendo qualcosa di male. Questa loro diffidenza mi dispiaceva e ci furono momenti difficili.

Io dicevo sempre che frequentavo liberamente le riunioni, che si tenevano in luoghi NON chiusi a chiave e perciò, se non fossi stata bene, avrei potuto andare via in qualunque momento.

Oggi sono passati più o meno quarant’anni e NON mi sono mai pentita della mia scelta anzi, nell’ambito delle mie possibilità, incoraggio le persone ad avvicinarsi a Dio, a conoscerlo attraverso la Sua Parola, la Bibbia, e ad incontrarlo nella preghiera.

Io stessa, nella quotidianità, nelle scelte di vita, nelle priorità che mi sono data, ho fatto della fede un elemento basilare, la parte fondante di me stessa.

Oggi, come ieri…

“L’Eterno è il baluardo della mia vita”.